Dalle Indicazioni Nazionali alle piste di lavoro

 

La nostra proposta di lettura, per nodi concettuali, delle Indicazioni 2012 

Le Indicazioni 2012 tracciano chiare coordinate di cui tener conto nella progettazione dei percorsi didattico-formativi:

  • il profilo dello studente, che esprime le competenze chiave europee;
  • i traguardi per lo sviluppo delle discipline;
  • gli obiettivi di apprendimento disciplinari, specifici.

 

Le competenze chiave europee (risalenti alla “Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18/12/2006”) sono assunte dal sistema scolastico italiano come “orizzonte di riferimento verso cui tendere”; un tessuto comune per le diverse aree disciplinari.

I traguardi "rappresentano dei riferimenti ineludibili per gli insegnanti, indicano piste culturali e didattiche da percorrere e aiutano a finalizzare l’azione educativa allo sviluppo integrale dell’allievo"; scandiscono un certo periodo di studi - fine scuola infanzia, fine scuola primaria, fine scuola secondaria di primo grado; costituiscono criteri per la valutazione delle competenze attese e, nella loro scansione temporale, risultano prescrittivi; sono articolati in obiettivi formativi.

Fra competenze del profilo e traguardi disciplinari

 

Allorché ci si pone sul piano didattico, dalla progettazione alla valutazione, una questione importante risulta essere il rapporto tra le competenze chiave, espresse nel profilo, e i saperi disciplinari.

 

Tale relazione non va considerata come una sovrapposizione di quadri di riferimento, né le competenze chiave devono essere pensate come una sorta di premessa, o come generali affermazioni di principio; invece i due piani risultano correlati e complementari fra loro.

 

È impegno dell’insegnante portare in chiaro la correlazione dei traguardi disciplinari con le competenze chiave, ragionando proprio sul contributo che le discipline possono fornire allo sviluppo di queste ultime, individuando sul piano teorico e operativo le modalità per dar loro sostanza.

La risorsa dell’analisi formativa della disciplina

L’incrocio tra i due piani, quello dei traguardi e quello delle competenze chiave, può trovare fondamento sull’ “analisi della disciplina (meglio, dei nodi disciplinari) e delle sue specificità e potenzialità formative, chiamando in causa la competenza culturale e professionale dell’insegnante.

 

Si comprende il senso della raccomandazione ministeriale allorché sottolinea che il testo delle Indicazioni “non va pensato come dato per acquisito una volta per tutte, ma come un testo aperto da rivisitare frequentemente, in un continuo processo tra scuola, ricerca e orientamenti nazionali”. 

 

 

La prima e più evidente funzionalità dell’analisi formativa è che da essa si traggono “dispositivi”, procedurali, metodologici, didattici, ecc., per pensare la progettazione. Questo momento di riflessione porta allo scoperto non solo gli aspetti di tipo concettuale, ma anche quelli di tipo processuale, che nei primi sono implicati.

 

Indirizza, inoltre, l’insegnante ad interrogarsi sui criteri psico-pedagogico, sulle scelte metodologico-didattiche per tradurre la disciplina-ricerca in disciplina–insegnamento.

 

E, ancora, lo orienta nella selezione di situazioni e di contesti d’uso in cui le esperienze formative possano trovare la loro migliore attualizzazione. Si crea in questo modo lo spazio per l’autonomia progettuale degli insegnanti, e per l’affermazione di una prospettiva di sperimentazione e di sviluppo.

La necessità di orientarsi sul testo delle Indicazioni 2012

Ci soffermiamo qui su un passaggio obbligato, che precede, in certo qual modo, la progettazione, si tratta della lettura e dell’interpretazione delle Indicazioni per individuare le piste di lavoro.

 

La lettura in parallelo dei traguardi, e degli obiettivi collegati, ha permesso di evincere le linee di continuità, di ripresa, di sviluppo, di “utile” discontinuità tra le mete di competenza al termine dei gradi scolastici.

 

Lo sforzo di cercare, in qualche modo, delle corrispondenze tra gli obiettivi ci ha portato a riconoscere e a definire i nodi concettuali sottesi a traguardi e ad obiettivi delle Indicazioni.

 

Per nodo concettuale, quindi, si intende una trama di concetti correlati, significativi e qualificanti per la disciplina (fatti, concetti, regole, principi, piani, procedure). In relazione alla disciplina-insegnamento, il concetto di nodo fa riferimento anche ai processi di pensiero in esso implicati, e, conseguentemente, anche a possibili ostacoli epistemologici o a difficoltà cognitive che gli studenti potrebbero incontrare. In termini operativi, aiuta a fare sintesi, ma aprendoci la possibilità di articolare, meglio di contestualizzare, il nodo rispetto ai livelli scolari.

 

Si veda la proposta di lettura delle Indicazioni, secondo nodi concettuali, elaborata dal “Laboratorio di Ricerca Educativa e Didattica /RED”.

Un esempio. Alcune tracce di una pista di lavoro

Un esempio, molto circoscritto, nella disciplina Italiano, ci permette di leggere, oltre alla trama epistemologica, anche i processi che sono alla radice dell’agire finalizzato a trovare, nei testi, spunti, informazioni, idee su uno specifico argomento, ad organizzarli e a riutilizzarli in vista di scopi personali e diversi.

 

Lungo l’arco scolare emergono inoltre il “farsi” di questa mappa processuale e gli aspetti irrinunciabili del percorso didattico, su cui gli studenti, via via, devono maturare le loro esperienze.

 

Tale analisi peculiare pone in chiaro la correlazione di questi traguardi ed obiettivi con le competenze chiave europee.

Restando nell’esempio del nodo in discussione, si propone una rappresentazione che ne evince la logica processuale e, in parallelo, l’operatività che ne consegue, per far lavorare gli allievi attraverso la disciplina ed per insegnare questi stessi processi.

I vantaggi di procedere secondo le potenzialità formative dei nodi concettuali

 

Riassumendo. Rispetto alla complessità e alla composizione del testo ministeriale, l’idea di nodo concettuale assume una funzione di organizzatore della delicata tramatura delle competenze, rivelandosi anche come economico strumento di pensiero. 

 

 

Concentrando sul nodo concettuale l’analisi delle potenzialità formative, di cui sopra, gli insegnanti possono evincere una pluralità di aspetti, che supportano scelte di senso nella progettazione degli interventi didattici, che nutrono la costruzione dell’ambiente di apprendimento e che si rivelano fondamentali nei vari momenti valutativi.

 

È possibile infatti mettere a fuoco, sulla pista segnalata dal nodo, più azioni a sostegno della creatività dell’insegnante:

   

  • operare scelte concettuali, procedurali, contenutistiche, attinenti la disciplina, sia nella continuità verticale, che nella specificità dei traguardi per livello scolare;

  • rendere esplicite le attività cognitive, di indagine e di pensiero, e come esse si intrecciano con attività metacognitive, con pratiche operative, con i modi di porsi dell’allievo, di tipo socio-relazionale, metodologico, personale;
        
  • ricercare possibili facilitazioni per lo studente, non tanto come riduzione del compito, quanto come semplificazione del ruolo dell’allievo e come differenziazione del tipo di aiuto da parte dell’insegnante, come scelta di strumenti e di modalità di lavoro;
        
  • creare situazioni di realtà e autentiche, plurime, che hanno rilevanza ed utilità per lo studente, dentro e fuori della scuola (pur riconducendosi strettamente al curricolo) e che mostrano anche determinate esigenze organizzative per essere affrontate (per esempio, la necessità, nella pratica, di collaborare e cooperare).

 

A questa prospettiva di lavoro-docente e, occorre dirlo, di ricerca sul campo, si pensa quando nelle Indicazioni si dice che alla scuola e agli insegnanti spettano la cura e la costruzione del curricolo, “elaborando specifiche scelte relative a contenuti, metodi, organizzazione e valutazione coerenti con i traguardi formativi previsti dal documento nazionale”.

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Franco Torcellan

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